Liceo scientifico G.D'Alessandro

Liceo scientifico G.D'Alessandro

venerdì 19 maggio 2017

I professori Valentina Mangiaforte ed Ernesto Romeo negli aa.ss. scorsi hanno dedicato diverse lezioni, nelle loro rispettive classi, all'analisi ed al commento del saggio di Todorov dedicato a tutte le implicazioni filosofiche, antropologiche e storiche riconducibili alla scoperta, anzi alla "conquista" europea dell'America. Le ragioni didattiche di tale scelta, le connesse, molteplici valenze formative ad essa associate, il percorso didattico seguito sono ben descritti dal collega Romeo che ringrazio per il tempo dedicato ad illustrarle così esaustivamente. Gli esiti incoraggianti di questa esperienza sono adeguatamente rappresentati dalle riflessioni di Giulia che ha particolarmente apprezzato gli spunti tematici offerti da Todorov rielaborandoli con riflessioni serie e meditate, espresse con un linguaggio ed una logica che testimoniano la maturazione di un'accattivante capacità di argomentare filosoficamente, sempre più rara nei ragazzi della sua età.

 

PREMESSA DIDATTICA

Prof. Ernesto Romeo


Lʼassegnare ogni mese agli studenti la lettura di un nuovo libro è pratica che sembra potersi giustificare anche a partire dagli obiettivi che generalmente vengono conseguiti: al di là di evidenti, per quanto mai del tutto soddisfacenti, ricadute che essa ha sul piano della qualità dellʼespressione scritta ed orale dei discenti; al di là della sua veicolazione di contenuti che ampliano in molteplici direzioni il bagaglio culturale dello studente; tale pratica costituisce soprattutto un argine allʼ«incultura del frantume».
In effetti la moderna abitudine alla navigazione online, che con lʼausilio dei link si basa, almeno per i più, sul salto continuo da una pagina allʼaltra e da un sito allʼaltro, lascia al fruitore la sensazione di aver appreso una quantità considerevole di informazioni, fornendogli in realtà solo idee vaghe e/o precocemente evanescenti; sempre che non intervengano addirittura grossolani fraintendimenti.
La lettura integrale di un libro, con le sue pagine in serialità costrittiva, le sue frequenti ridondanze, costringe invece ad uno scavo metacognitivo e facilita i processi di astrazione: specialmente qualora alla lettura del libro, operata in sincronia più o meno stretta tra i vari membri di una classe (rimanendo la fruizione diretta del testo rigorosamente individuale), segua una socializzazione collettiva, mediata dallʼinsegnante e tendente a fare della classe stessa una comunità ermeneutica.
Ora, agli inizi dellʼa.s. 2016-2017 il dipartimento di lettere decise di fare del fenomeno dei migranti il filo rosso di buona parte del programma di Lingua e letteratura italiana, in particolar modo per le classi terze. Furono declinati i relativi obiettivi didattico-formativi e si creò una cartella condivisa su Dropbox, nella quale ogni insegnante ebbe modo di inserire materiali cui tutti i colleghi potessero attingere. Una di noi, Valentina Mangiaforte, propose tra lʼaltro la lettura del saggio di Todorov intitolato La conquista dellʼAmerica. Il problema dellʼ«altro»; io lessi questo testo, che non conoscevo, e lo inserii immediatamente nella mia programmazione.
Lʼopera, rileggendo lʼincontro (o, se si preferisce, lo scontro) tra la civiltà europea e quella amerindia soprattutto in termini di «scoperta» e «impatto» con lʼaltro, produce unʼinteressante traslazione nel tempo e nello spazio di unʼanaloga vicenda contemporanea (mutatis mutandis, è ovvio) di straordinaria importanza, ossia appunto quella delle attuali migrazioni internazionali; dunque si prestava in maniera molto stimolante ed efficace a far sì che gli studenti potessero accostarsi con atteggiamento «scientifico», diciamo socio-antropologico, ad entrambe le questioni.
Principale obiettivo formativo era unʼulteriore presa di coscienza di valori universali come la socialità e la solidarietà, anche ai fini di una sana e proficua convivenza democratica. Come corollario ne scaturì un secondo obiettivo, lo sviluppo del senso di responsabilità e dellʼimpegno nel far parte di una comunità.
Tra gli obiettivi cognitivo-didattici, invece, vi furono lʼarricchimento del patrimonio linguistico e lo sviluppo di alcune capacità: quella di rielaborare personalmente i contenuti, quella di interpretarli e valutarli criticamente, quella di affinare le proprie doti di analisi e di sintesi.
Ad una prima decodifica individuale del testo seguì, come sempre, una socializzazione collettiva. La verifica consisté nellʼeffettuazione di un questionario preparato dallʼinsegnante e seguito, dopo la correzione degli elaborati, da un ulteriore confronto collettivo.

Gli obiettivi possono dirsi complessivamente raggiunti, come ben attesta – paradigmaticamente – la relazione di Giulia Di Cara.



Tzvetan Todorov, La conquista dellʼAmerica: il problema dellʼ«altro»

Giulia Di Cara - IV H


La storia esemplare narrata da Todorov è una storia vera.
Il problema dellʼ«altro» non riguarda solo il passato, ma è più contemporaneo che mai: non può essere trascurato poiché, quasi contraddittoriamente, il problema dellʼ«altro» è il problema dellʼ«io».
La riflessione che ne deriva riguarda il rapporto tra i due, ma soprattutto su chi è “più” o “meno altro” dalla prospettiva del singolo.
Interrogarsi sulla relazione che unisce individui differenti per sesso, età, lavoro o classe sociale, ma che possiedono comunque un legame sufficientemente forte da tradursi in un “noi”, assume caratteristiche differenti da quella che può nascere dallʼincontro (o dallo scontro) con chi è estraneo, diverso per lingua, cultura e costumi e con nessunʼaltra comunanza se non quella di appartenere alla stessa specie.
È per questa ragione che Todorov non avrebbe potuto trovare argomento più adatto della scoperta dellʼAmerica per il ruolo di storia esemplare.
Colombo è mosso da intenti cristiani e sinceri, è un uomo di fede che modella il mondo e lʼ«altro» non per cercare verità, ma per affermare le proprie; un uomo che rende universali i suoi valori non per egoismo, bensì per cecità.
Lʼincapacità di mutare prospettive, i fraintendimenti, il modellare la realtà: cosa abbia davvero impedito a Colombo di scoprire non lʼAmerica, ma gli americani, dovrebbe servire come monito per non ricadere negli stessi errori che hanno portato al più grande genocidio dellʼumanità.
Colombo non è lʼunico protagonista di questa storia: Todorov attraversa gli eventi che vedono partecipi le figure di Cortés, Las Casas, Durán, Sepúlveda, Sahagún, Guerrero, Aguilar.
Le azioni degli spagnoli, partecipando a quella che Todorov chiama “società del massacro”, rivelano una crudeltà che abbandona i valori etici e morali, forse a causa della lontananza dalla propria terra: vedutisi al di fuori della portata del potere regio, gli spagnoli si danno ad una violenza ingiustificata, nata per il piacere della crudeltà stessa, che rivela quanto questa natura non sia bestiale, ma più umana che mai.
Paradossalmente, anche a difesa dellʼuguaglianza nasce la distinzione: gli indiani sono uguali agli spagnoli, non viceversa; gli americani sono “ottimi cristiani”, non ottimi uomini, e lo sono solo in relazione ai valori europei.
Non in grado di stabilire un piano dove le differenze non si concludono in un mero rapporto superiore-inferiore e giusto-sbagliato, gli spagnoli (almeno quelli che hanno tentato di dare una risposta diversa) hanno invertito lʼuguaglianza con lʼintegrazione, con il tentativo di assimilare gli indiani eliminando le diversità.
Anche il desiderio di conoscenza di Duran o lʼamore di Las Casas non sono bastati per arrivare alla comprensione, se mai fosse stata possibile, né ad impedire quella che è stata alla base della violenza della società moderna del massacrificio.
Todorov mette in guarda dal cadere nellʼerrore di reputarsi migliori, perché nemmeno oggi siamo in grado di giudicare il grado gerarchico dei valori passati e presenti, ed evidenzia come lʼincomunicabilità, lʼottenebramento delle visioni e la nostra natura stessa ci conducano alla distruzione dellʼaltro e, quindi, di noi stessi.




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